Origine e la prima diffusione [modifica]
L'origine della minigonna è generalmente accreditata nel 1963
[11] (o in altre fonti nel 1965
[2][12]) per opera della stilista britannica
Mary Quant[5], che fu ispirata dall'
automobile Mini e che, a partire dalla fine degli
anni cinquanta, aveva iniziato a proporre abiti sempre più corti. Il nome
inglese del nuovo capo di abbigliamento era
mini-skirt (
skirt =
gonna).
La paternità non è però condivisa da tutti i critici e storici della moda: in
Francia per esempio il designer francese
André Courrèges è spesso citato come inventore della
mini-jupe (aveva presentato degli abiti che terminavano sopra il ginocchio a partire dalla sua collezione del 1964
[13]), mentre altri autori (come la giornalista
Marit Allen[14], firma in quegli anni dell'edizione britannica di
Vogue), citano lo stilista e
costumista John Bates (suoi alcuni degli abiti di
Diana Rigg nella serie
The Avengers). Lo stilista
austriaco natualizzato
californiano Rudi Gernreich (già noto per aver presentato negli
Stati Uniti nel 1964 un
costume da bagno pensato per il
topless[15]) viene presentato dalla stampa della seconda metà degli
anni sessanta come uno degli anticipatori che, con i suoi modelli, hanno alzato sensibilmente sopra il ginocchio l'orlo delle gonne vendute nel mercato statunitense
[16]. La nascita della minigonna, seppur non come abito da indossare normalmente, è attribuita anche a
Helen Rose, che produsse alcune gonne molto corte per i costumi di scena (in parte ispirati alle
tuniche romane) dell'attrice
Anne Francis nel film di
fantascienza Il pianeta proibito (Forbidden Planet), girato nel
1956, quasi un decennio circa prima della nascita ufficiale dell'indumento
[17].
Questi dibattiti per la paternità non sono comunque anomali, è da ricordare infatti, come già detto, che simili capi di vestiario erano effettivamente già stati impiegati in precedenza, per esempio per le divise delle sportive o per gli abiti da spiaggia lanciati nei primi anni '60 che terminavano alcuni centimetri sopra le ginocchia
[18], ed era comunque da diversi decenni che gli abiti e le gonne stavano divenendo sempre più corti. La stessa Mary Quant affermerà che:
(FR) « Ni moi, ni Courrèges n'avons eu l'idée de la minijupe. C'est la rue qui l'a inventée. » | (IT) « Né io, né Courrèges, abbiamo avuto l'idea della minigonna. E' stata la strada ad inventarla. » |
|
Se le primissime minigonne presentate da Mary Quant, per essere definite tali, dovevano avere una lunghezza che le facesse arrivare a due
pollici sopra il ginocchio (circa 5,1 cm), nell'arco di un anno erano generalmente considerate tali quelle che arrivavano a scoprire almeno quattro pollici sopra il ginocchio (circa 10,2 cm)
[20]. La lunghezza diminuì ancora, ma non in maniera uniforme: se per la moda londinese di fine
anni sessanta poteva essere accettabile una gonna che arrivasse a ben 7/8 pollici (circa 17,8/20,3 cm) sopra il ginocchio, nello stesso periodo a
New York la lunghezza tipica dell'indumento non arrivava a scoprire più di 3/4 pollici (circa 7,6/10,2 cm)
[21]. Le ridotte dimensioni a cui arrivò la minigonna in Inghilterra furono anche al centro di un caso di "
evasione fiscale": il sistema di tassazione di allora prevedeva un'
imposta indiretta sull'acquisto solo per gli abiti per adulti, considerando tali quelli di lunghezza superiore ai 24 pollici (circa 61 cm), esentandone quindi quelli per bambini; le minigonne, pur essendo abiti per ragazze e donne adulte, con le loro lunghezze variabili tra i 13 e i 20 pollici (circa 33 e 50,8 cm), risultavano nella fascia non tassata
[22].
Il periodo di forte rinnovamento sociale che portava ad una ricerca di discontinuità con il passato tra i più giovani, la facilità di produzione di questo capo di vestiario (e l'economicità nei modelli più semplici)
[23], garantirono un forte interesse per l'indumento da parte dei media, degli stilisti e degli esperti di moda, che a loro volta contribuirono ad aumentarne la diffusione sia nell'abbigliamento quotidiano che nella moda più elitaria. Il già citato André Courrèges incluse per esempio una minigonna, meno aderente e portata con stivaletti (i
Go-go boots), per la sua collezione
Mod della primavera estate del 1965, introducendola quindi nella cosiddetta
alta moda, mentre tra i primi stilisti a vestire nelle sfilate le modelle con delle minigonne vi fu il suo connazionale
Pierre Cardin[24].
Diversi fotografi come
Helmut Newton o
Richard Avedon immortalarono nelle loro opere le più famose modelle del momento (
Twiggy,
Jean Shrimpton, ecc.) in foto che evidenziavano le loro
gambe, ampiamente lasciate in vista da minigonne o abiti molto corti
[5]. La stessa Jean Shrimpton fu al centro di un piccolo scandalo mediatico relativo alla nuova moda: il 30 ottobre del 1965, durante un tour promozionale sponsorizzato dal
Victoria Racing Club e da un produttore locale di tessuti, si presentò all'
ippodromo Flemington Racecourse di
Melbourne, dove si svolgeva il
Victoria Derby, con un mini abito (realizzato da
Colin Rolfe) che lasciava scoperte le gambe per una decine di centimetri sopra il ginocchio. Oltre a questo, a causa della giornata particolarmente calda, era senza calze, né guanti, né cappello (tre degli accessori considerati quasi obbligatori dalla moda tradizionale del momento). La reazione dei media fu particolarmente critica verso questo tipo di abbigliamento e il caso divenne noto come
The Miniskirt Affair[25]. Le foto della Shrimpton, circondata da donne più anziane e vestite in maniera tradizionale, ampiamente diffuse dai media a corredo della notizia, ben evidenziavano il contrasto tra la vecchia e la nascente e nuova moda.
[26][27][28][29] In televisione e al cinema la minigonna divenne sempre più presente, come nella
serie classica di
Star Trek (1966/69), in cui il produttore
Gene Roddenberry decise di renderla parte integrante delle divise dell'equipaggio femminile dell'astronave, a rimarcare come quell'indumento, al tempo ancora non completamente accettato dalla visione conservatrice della società, nel futuro pensato per la serie avrebbe potuto avere una diffusione ben più ampia
[30].
Non tutti gli stilisti però apprezzarono la gonna, che ricevette diverse e variegate critiche: per esempio Chanel, nonostante il suo contributo dato alla rivoluzione dello stile femminile che farà da apripista a questo capo di vestiario, la considerava indecente, citando il parere di
Christian Dior (morto alcuni anni prima) che riteneva il ginocchio la parte pià brutta del corpo
[31].
Nel 1966 Mary Quant ricevette il titolo di Ufficiale dell'
Ordine dell'Impero Britannico per via dell'improtanza che la minigonna (e in generale lo stile londinese) aveva assunto nel mondo della moda.
[32]Nel 1967 l'artista argentino
Gustavo Del Rio, nella sua performance di Body Art realizzata a Buenos Aires, "La Obra soy yo", crea la
Minigonna Mascolina.

La cantante francese
Katty Line in minigonna nel 1969, insieme al cantante italiano
Adriano Celentano. Minigonne particolarmente corte, portate in scena e nelle manifestazioni dal vivo (come il
Cantagiro 1970), caratterizzarono la breve carriera della cantante.
[33]L'uso della "mini", che scopriva le gambe, ha reso in questo periodo sempre meno diffuso l'impiego di
calze e
giarrettiere, a cui venivano preferiti i
collant(introdotti sul mercato alla fine degli anni '50)
[34][35] o, più recentemente, i
fuseaux e i
leggings[36]. Mary Quant citò proprio la presenza di collant e simili, che rappresentavano un ulteriore copertura per le parti intime femminili, in una sua difesa della minigonna contro le legislazioni che volevano vietarla
[37]:
(EN) « In European countries where they ban mini-skirts in the streets and say they're an invitation to rape, they don't understand about stocking tights underneath. » | (IT) « Nelle nazioni europee dove vengono vietate le minigonne nelle strade, dicendo che sono un invito allo stupro, non comprendono l'uso delle calze » |
( Alison Adburgham, Mary Quant. Interview with Alison Adburgham, The Guardian, 10 October 1967[37]) |
L'accorciamento delle gonne si produsse fin dall'inizio anche in quello di altri capi, come i più tradizionali
abiti da donna, facendo nascere i
mini-abiti, che di fatto univano magliette e maglioni al concetto di minigonna, anche questi spesso indossati con i collant.
In parte per massimizzare una sorta di spirito di ribellione, dovuto al poter mostrare liberamente ciò che era considerato scandaloso e volgare (erano gli anni dei movimenti
sessantottini), in parte per i dettami di alcuni stilisti che puntavano molto all'effetto pubblicitario di questi scandali, le minigonne in breve si accorciarono drasticamente, fino ad arrivare in alcuni modelli a soli pochi centimetri dalla biancheria intima che copriva i genitali, divenendo anche un simbolo della conquistata libertà sessuale femminile. All'uso sempre più frequente di minigonne e miniabiti si associò, per un breve periodo, anche l'abbandono del
reggiseno, che spesso veniva bruciato dalle femministe come segno di protesta e di supporto ad una nuova idea della donna, non legata all'immagine precedente di cui i capi di vestiario tradizionale (abiti lunghi e reggiseno) erano un simbolo
[38].
La diffusione della minigonna (e in generale delle mode legate alla
Swinning London), partita dai paesi europei del
blocco occidentale, da lì passata (seppur non immediatamente
[18]) negli
Stati Uniti (e dopo alcuni anni in quest'area più o meno tacitamente accettata), non ebbe la stessa facilità di diffusione altrove: in
Cina per esempio, dove si era nel pieno della
Rivoluzione Culturale, venne considerata uno dei simboli della "depravazione" dell'occidente capitalista
[39], mentre in
Australia le gonne rimasero sotto al ginocchio per buona parte degli anni '60
[40]. Anche in diverse nazioni dell'
Africa la minigonna venne vista come un simbolo della decadenza del mondo occidentale che avrebbe corrotto i costumi locali
[23]. Per quello che riguarda l'Italia, la minigonna inizia a diffondersi nel 1966, ma rimane per diverso tempo un indumento mal visto dall'
opinione pubblica, indossato nel chiuso dei locali da ballo, e si registrarono anche casi di ragazze che vennero denunciate, quando la gonna indossata in pubblico era considerata troppo corta.
[41][42] Ci fu anche chi denunciava la minigonna come un passo indietro nella lotta per la parità dei diritti delle donne, essendo un qualcosa che le rendeva solo un oggetto di attrazione sessuale: simili tesi vennero per esempio abbracciate da
Nicola Adelfi su
La Stampa già nel luglio del 1967, insieme alla previsione di un prossimo forte declino nell'uso dell'indumento e del suo successivo (ma a posteriori mai verificato) "
tramonto"
[43]. In
Francia, sempre nel 1967, anno in cui la moda nazionale riteneva la minigonna corta al massimo fino a 16 cm sopra le ginocchia
[44], la polizia accusò esplicitamente le minigonne di favorire gli
atti di violenza sulle donne, stimati in aumento
[43][45], mentre il ministro dell'istruzione francese
Alain Peyrefitte chiese il ritorno dell'uniforme scolastica con gonna lunga, suscitando forti polemiche e contrarietà anche da parte di diversi presidi
[44].
Fortemente critica nei confronti del nuovo capo di abbigliamento fu la
Santa Sede[46][47], in quanto era ritenuto un abito "
degradante" nei confronti della donna. Nel giro di pochi anni dalla sua introduzione le autorità
vaticane, ufficialmente anche per evitare distrazioni da parte dei fedeli, resero più rigida l'applicazione delle già esistenti norme di ingresso e vietarono di fatto alle donne con la gonna al di sopra del ginocchio l'accesso a diversi edifici della città, tra cui la
Basilica di San Pietro e i
Musei Vaticani (tra le persone respinte, nell'agosto del
1969, vi fu anche la principessa del
Belgio,
Paola Ruffo di Calabria[48]).
Nel cercare di contrastare la diffusione delle minigonne non vennero usate solo questioni di
morale pubblica, per lo
scandalo che questa poteva provocare, ma anche mediche: anche diversi medici iniziarono ad indicare nel nuovo indumento la possibile causa di
reumatismi e futuri problemi
circolatori[49].
(anche queste informazioni sono state tratte da Wikipedia.. prossimamente parleremo della storia della mini negli anni e di altri capi e marchi che hanno lasciato il segno).
Baciono
Niki_Moss